Lui & Lei
Claudia,la giovane albanese 1
di albert1010
09.02.2020 |
3.176 |
0
"La vidi muovere il busto su lui..."
Claudia, la giovane albanese.Abito in una frazione di un comune alle porte di Torino. Un posto tranquillo dove più o meno tutti ci conosciamo e dove ci sono tutti negozi di prima necessità :un piccolo ufficio postale, due “alimentari”, parrucchiere per uomo e signora, lavanderia, una edicola, una piccola filiale bancaria aperta a giorni alterni e non poteva mancare il medico di famiglia ( che opera qui da sempre).C’è l’asilo ,ma per le altre scuole bisogna andare al vicino comune
Effettivamente c’è l’ l’indispensabile per viverci con il vantaggio del “verde” e della conoscenza di tante altre persone sempre disponibili a darti una mano.
La maggior parte degli abitanti, me compreso, ha sempre lavorato a Torino e molti di loro oggi sono in pensione. Eravamo e siamo un paese di pendolari.
In un paese dove uomini e donne sono sempre fuori di casa c’era e c’è bisogno di aiuto sia per la “pulizia” della casa che per quei lavoretti da fare in loco: “ritirare” i bambini dalla scuola, “curare” il verde e tante piccole quotidianità che l’assenza da casa ci impediva o era difficoltosa da farsi.
Per questi motivi fu di grande aiuto una famiglia albanese che aveva lasciato il suo paese alla ricerca di una migliore condizione di vita, (gli stessi motivi che hanno spinto noi italiani , nel dopoguerra , che ci fecero “andare” nelle miniere svizzere ,belghe…… o espatriare in continenti lontani lasciando qui cari ed affetti ed in alcuni casi senza rivederli più) che si era stabilita nella nostra frazione. Non conoscendo l’italiano fecero fatica a trovare un lavoro in fabbrica ed allora si prestarono a quei lavoretti che a noi del luogo servivano molto. (pulizia” della casa e il resto)
Erano dei bravi ed onesti lavoratori ed in breve la voce si diffuse e molti volevano il loro aiuto, ma non potevano soddisfare l’esigenza dell’intera comunità ed allora chiamarono dei parenti in Albania che si trasferirono in Italia, sempre nel nostro comune, disponibili a svolgere le stesse attività.
Erano della stessa pasta di chi già conoscevamo e fu una reciproca fortuna la loro presenza.
Anche noi, per oltre trenta anni, usufruimmo dell’aiuto di una signora albanese. Fu un “rapporto” fantastico che si interruppe quando tre anni fa mia moglie andò in pensione ed allora anche la signora albanese , Moira, decise di interrompere la sua attività di servizio.
Aveva oltre sessantacinque anni e voleva e poteva godersi una serena vecchiaia.
L’anno dopo anch’io andai in pensione.
I nostri figli ormai grandi e sposati vivevano a Torino e mia moglie ed io ci saremmo gestiti il futuro.
Ma la sorte è a volte maligna. Dopo breve tempo del nostro “vivere” finalmente insieme, a tempo pieno, un improvviso malore mi sottrasse la donna della mia vita.
Vi risparmio il mio shock e la mia successiva depressione. Fu un periodo durissimo e solo l’affetto dei miei cari e conoscenti mi aiutò a superare quel dramma.
Io non avevo mai amato fare le pulizie di casa e la nostra era una villetta indipendente e grande. L’assenza forzata di mia moglie ed il fatto che nessuno più aiutasse non la faceva brillare di pulizia. I miei figli con garbo me lo fecero notare e “mi spinsero” a trovare un aiuto
Mi feci convincere e contattai la nostra precedente aiutante che capì la situazione, ma che disse che non poteva aiutarmi. Ormai era anziana e non se la sentiva di curare una casa così grande però.... sua nipote. Ne poteva parlare con sua nipote e vedere se lei poteva…………..
Mi chiese se la conoscessi, lavorava di già dal mio vicino. Allora ebbi un ricordo di un viso giovane e di una ragazza molto carina.
Mi raccontò che era arrivata dall’ Albania tre anni prima; appena sposata, a diciotto anni, era venuta in Italia. Non aveva fatto in tempo ad ambientarsi che rimase incinta della loro, per il momento, unica figlia.
Il marito aveva qualche anno più di lei. La nonna mi disse che fosse un ragazzo simpatico e volenteroso. Aveva trovato un lavoro da magazziniere ed era benvoluto.
Le chiesi come mai avessero lasciato l’Albania così tanti anni dopo lei.
Disse che le cose lì non erano cambiate molto e al paese natio, un paese sui monti dell’Albania, erano rimasti solo gli anziani e le famiglie di coloro che coltivavano i terreni; gli altri erano e stavano emigrando alla ricerca di migliorare la vita.
Con la nascita del piccolo si sa che i soldi non bastano mai e Claudia, il suo nome, aveva iniziato a lavorare per le famiglie del paese.
Mi ricordai allora che l’avevo vista alcune volte prima che entrasse dai vicini al mattino ed anche altre volte in giro per il paese con la bambina
Era davvero carina. Un viso angelico anche se da slava ed un corpo che pareva quello di una modella.
Senza nulla togliere al marito pensai che conoscendo come si muove il mondo (e nella mia vita ne ho viste tante) una ragazza con la sua bellezza poteva accalappiare un ricco o similare e mettersi la vita comoda.
Aveva una naturale eleganza ed anche se indossava pantaloni o gonne, immagino non di marca, stava benissimo e la si guardava con piacere.
Se stava con il marito, visto le sue possibilità, ed accettava di fare lavori umili poteva voler dire più cose: che era una ragazza per bene innamorata del marito o che non aveva ancora avuto occasione per sfruttare la sua bellezza, oppure ancora che non si rendesse conto di ciò.
Dissi alla nonna se potesse, per favore, procurarmi un incontro.
Claudia venne a casa mia due giorni dopo e trovammo un accordo economico senza fatica. Sarebbe venuta due/tre volte la settimana tutto il giorno per pulire, lavare, stirare ed in quei giorni mi avrebbe preparato il pranzo e lasciato il mangiare per la cena.
Fu per me un accordo felice.
Al mattino era puntualissima. Entrava vestita da giovane splendida ragazza e poi si cambiava nel bagno di sopra per non sporcare i vestiti indossati facendo le pulizie. Si faceva la coda ai suoi lunghi capelli castani, che solitamente teneva sciolti, e si cambiava mettendo un lungo grembiule o dei pantaloni a mezza gamba ; ai piedi metteva una sorta di zoccoli.
Nonostante questo “travestimento” la sua bellezza era evidente.
Avendola per casa ebbi modo di vederla e “misurarla” per bene. Era alta; secondo me sfiorava il metro e settanta; mi ripromisi di chiederlo in un futuro in cui vi fosse una maggiore reciproca conoscenza.
Era longilinea, le gambe magre così come le braccia. Doveva avere una ossatura leggera. Nell’insieme non doveva superare i cinquanta/cinquantadue chili ( una vera modella).
Era una bellezza di fattezze slava ,ma il suo fisico ricordava molto quello di mia moglie che slava non era..
I capelli erano lisci e tendevano al castano, ma era il loro colore naturale?
Gli occhi erano color nocciola e notai che non usava fondotinta e rossetto. Era “naturale”. Unico vezzo evidente lo smalto alle unghie delle mani e dei piedi. Utilizzava lo stesso colore per ambedue e tendeva a cambiarlo ogni settimana.
Le dita delle mani erano lunghe e magre in linea con il resto del corpo; i piedi calzavano almeno un trentotto.
Alla mano sinistra portava un cerchietto color oro come fosse una vera, ma non ci giurerei, poteva essere un comune anello.
Per finire, quei punti dove si concentra l’attenzione maschile e anche, spesso, quella femminile.
Per il seno avrei scommesso che avesse le stesse misure di mia moglie, una terza scarsa .Le sue tette le chiamavo tettine
Il sedere o culo se preferite era : tondo, alto, non grande, ma bello da vedersi. Idem mia moglie.
Quando arrivava a casa mia indossando pantaloni e maglietta o gonna e camicetta avevo l’occasione di vedere come il suo corpo fosse distribuito armoniosamente senza spigoli o rotondità eccessive..
Chissà se questi corpi siano una caratteristica delle donne albanesi?
Mi resi conto che vederla girare per casa risvegliò il mio interesse maschile.
La mia vita sessuale era “dall’andata” di mia moglie al minimo: una sega ogni tanto leggendo un libro porno. Non che prima fosse un gran che. Negli ultimi anni, anche quando c’era mia moglie, se faccio una media, facevamo l’amore ogni tre/quattro mesi, nel frattempo qualche masturbazione per conto mio.
Perché?
Boh, non so rispondere. L’età che avanza, i figli, Il lavoro, l’interesse sessuale minore per la partner…non so; comunque era così e non stavo male e penso nemmeno mia moglie.
Peccato rispetto ad un lontano passato dove ci davamo dentro di brutto con qualche piccola perversione.
Mia moglie non mi ha mai negato nulla. Faceva dei pompini con ingoio eccezionali ed era arrivata, a volte, a prendermelo tutto in bocca ( e le mie misure non sono disprezzabili). Io ricambiavo con grandi e lunghe leccate di passera. Il suo culo era stato la mia passione sin dalla gioventù e questo ci ha aiutato a tenere sotto controllo gravidanze indesiderate. Ci aiutavamo anche, nel fare sesso, con qualche simpatico oggettino che ancor oggi conservo.
Avevamo la mania della lingerie e spesso andavamo in un negozio del centro di Torino dove insieme sceglievamo dei completini da sballo; a volte doveva provarli nel camerino e le commesse ridevano a sentire i miei salaci commenti, ma sapevano che eravamo marito e moglie.
Abbiamo persino provato anche lo scambio di coppia presso un privèe, ma era stata un’unica, insoddisfacente, esperienza mai più rifatta.
Insomma sessualmente eravamo stati bene insieme sino agli anni del “decadimento”.
Come detto mi ero sopito, ma vedere una giovane e bella ragazza girare per casa abbigliata con un grembiulone che nulla sottraeva alla mia immaginazione mosse il mio piccolo “amico”. Fantasticai che sotto non indossasse nulla, o quasi, e ciò risvegliò la mia voglia sessuale da anni insabbiata.
Realizzai che a sessantacinque anni ero ancora, almeno mentalmente, attivo sessualmente e se mi limitavo a saltuarie seghe era sicuramente per la mancanza di stimoli.
Non mi andava di andare prostitute, non l’ho mai fatto nemmeno da giovane. E poi non ne avevo il bisogno; oggi invece pur avendo il bisogno pensavo che il pagare mi impedisse il piacere.
Iniziai ad immaginare mentre facevo finta di leggere il giornale, seduto sulla mia poltrona preferita, situazioni erotiche con Claudia. La guardavo fare le pulizie e con la mente divagavo curando i suoi movimenti.
Mi immaginavo le sue tette nude sballottare libere sotto il lungo grembiule.
E sotto il grembiule “vedevo” i peli sul pube chiedendomi se quelle trasparenze che “vedevo” indossate fossero mutandine o tanga.
Ogni qual volta si piegava per raccogliere qualcosa, o pulire, il mio sguardo seguiva la sua curva della schiena sino a scendere alla sferica protuberanza di quel bel tondo sederino.
Più giù vedevo l’orlo del grembiule tirato verso l’alto; come avrei voluto metterci sotto testa e mani.
Una volta era talmente preso nelle mie fantasie che lei colse un sorriso sulle mie labbra.
Mi disse; sono contenta di vederla sorridere, a cosa pensa?
Ed io: alla mia bella gioventù.
Nel tempo entrammo in confidenza. La confidenza che ci può essere tra un uomo di oltre sessanta anni ed una ventenne.
Le proposi di pranzare insieme così ci saremmo fatti compagnia. Stare a tavola da soli guardando la tv o leggendo il giornale non è simpatico.
Sapeva cucinare decentemente e mi raccontò che sin da piccola la mamma le aveva insegnato cosa fare.
Erano pranzi leggeri, ma nutrienti. Solitamente un piatto unico seguito dalla frutta e dal caffè. Io da antica abitudine ad ogni pasto bevevo un bicchiere di vino mentre lei si limitava alla sola acqua.
Mi diceva che non beveva quasi mai alcolici salvo che in occasioni particolari, per esempio durante gli incontri con amici e/o parenti per feste comandate o incontri gioviali. E comunque beveva solo vino bianco.
Per non privarmi di bere un bicchiere di vino insieme iniziai a mettere a tavola solo vino bianco, quello che piaceva a lei: il prosecco.
Alla fine riuscii a convincerla . Un bicchiere di prosecco a pranzo con me.
Devo dire che era vero quel che diceva :quel solo bicchiere per pasto le faceva diventare rossicce le gote e le “scioglieva” la lingua. La vedevo ”sbandata” una mezzoretta poi riprendeva la sua normalità.
Mi piaceva vederla e sentirla leggermente brilla, era ancora più simpatica.
Le raccontavo della mia vita da giovane e poi da sposato, dei miei figli, dei miei successi e anche dei miei insuccessi e la facevo ridere.
E lei prendendo confidenza iniziò a raccontarmi prima del suo paese, poi del matrimonio e della loro venuta in Italia e della loro attuale situazione.
Pian piano venni a conoscenza delle sue gioie e delle loro/sue difficoltà
Il marito era stato il suo primo e unico fidanzato; sono insieme da quando aveva dieci anni. Mi chiese di fare uno sforzo di pensare alla loro realtà: un paese sperduto e piccolo; un ambito di conoscenze ristrette; ci si “fidanza” da piccoli e ci si sposa non appena possibile.
Lasciarono il paese per lo stesso motivo degli altri: lavoro e fatica senza futuro.
In Italia si erano trovati bene. Aiutati dai parenti, che li avevano anticipati, avevano trovato un piccolo appartamento ad un affitto decente. Igor, il marito, aveva trovato subito un lavoro che permetteva, con qualche sacrificio, di vivere aspettando tempi migliori.
L’arrivo di Mirella, la piccola, aveva un po' ingarbugliato i piani economici, ma dedicandosi anche lei al lavoro erano riusciti ad affrontare la nuova realtà. Certo dovevano fare attenzione alle spese, ma con attenzione potevano permettersi qualche piccolo svago, ma speravano che la situazione migliorasse.
Il marito avrebbe voluto subito un fratellino o una sorellina per Mirella, ma lei non ne era convinta e preferiva aspettare un po’ di tempo che avessero una maggiore solidità economica.
La consolavo raccontandole che anche mia moglie ed io non eravamo nati ricchi e ci eravamo col tempo, l’impegno e la fortuna, “costruiti” quello che avevamo.
La nota triste e che quando avremmo potuto godere dei frutti del nostro lavoro lei fosse mancata.
Ad ogni incontro dedicavamo un po' di tempo al nostro chiacchierare. Faceva piacere a tutti e due. Lei staccava un po’ dal lavoro; io allontanavo per un po' la mia solitudine.
Non parlavamo solo di cose serie, scherzavamo anche parlando di personaggi pubblici o di cose che ci erano capitate e, perché no, ogni tanto qualche simpatico accaduto ci faceva sorridere.
Venne il giorno in cui con la sua adorabile spensieratezza mi chiese se avessi l’intenzione di risposarmi, o meglio di mettermi con un’altra donna.
Le dissi che dopo oltre trenta anni di matrimonio non ne avevo alcuna intenzione. Poi buttai lì: certo per il sesso non è il massimo.
Il suo tipico rossore di imbarazzo le invase le gote.
Compresi e le chiesi scusa per essere stato così sfacciato.
Lei mi disse che era stata lei importuna a farmi quella domanda.
Approfittai del momento e le dissi: è tanto che volevo chiedertelo, sono curioso: visto che lei ed Igor avevano visioni diverse su un nuovo arrivo in casa , fratellino o sorellina che fosse, come facevano quando facevano l’amore?
Mi disse che erano un po' legati al destino. Lei non prendeva la pillola ed il marito non voleva usare il preservativo ed allora, ridendo, mi disse che facevano l’amore con il “salto”. Mi spiegò che il marito all’ultimo istante si tirava indietro.
Le dissi: ma, non è pericoloso? Basta niente per rimanere incinta.
Si, è vero disse lei, e in un momento di eccessiva sincerità disse: e poi è anche meno bello. Sei li con il pensiero di stare attenta e non riesci a rilassarti ed a goderti interamente il tuo piacere. Le tornò il rossore al viso.
La tolsi dall’imbarazzo tornando alla sua domanda. Le dissi: a proposito di quello che mi hai chiesto: si, mi manca il sesso con una partner e raccontandole che non fossi interessato alle prostitute di professione (da notare di professione) mi arrangiavo da solo, ma con poca felicità.
E per restare nel tema, capovolsi ridendo la domanda: certo voi giovani non avete le remore dei nostri tempi.
Ai nostri tempi: attenti alla gente, attenti ai pettegolezzi, la verginità intoccabile, certe cose non si possono fare. Dissi queste cose quasi ridendo, ma lei le colse seriamente.
Mi disse: forse è vero quello che lei dice, ma non per me. Le ricordo dove sono cresciuta e chi ho frequentato o meglio chi non ho frequentato.
Ho avuti rapporti solo con Igor e penso anche lui solo con me.
Il discorso quel giorno finì lì.
La cosa doveva averla un po' turbata poiché la volta successiva mi guardava ogni tanto pensierosa.
Parlavamo ancora, ma mi sembrava un po' più chiusa rispetto al passato.
Mi piaceva sempre più ed il mio “birillo” avrebbe voluto conoscerla più da vicino. Straparlo, ma come posso giustificare un vecchio che si “innamora” di una ragazzina?
Poteva essere solo sesso, ma un sesso piacevole e non imposto; magari ottenuto in un modo subdolo.
Le settimane passavano ed ero sempre più preso da quella ragazza/signora/modella e mi decisi ad osare.
In fondo mi dicevo per convincermi; hai sempre agito seguendo un concetto che avevo fatto mio da tantissimo: chi non risica non rosica.
Mi preparai per quel fatidico giorno. Presi una bella dose da venti mg di Viagra, meglio abbondare (lo prendevo di già con mia moglie e cinque mg bastavano).
A pranzo misi a tavola una bottiglia di prosecco bianco di una gradazione alcolica superiore a quella che normalmente bevevamo.
Tra una parola e l’altra, favorito che sin dai primi sorsi l’alcool stava facendo i suoi effetti, riuscii a farle bere due bicchieri colmi.
Terminato il pranzo si rialzò e mi disse subito: mi gira un po' la testa.
Ed io: tranquilla è un attimo, passa subito.
Lavai le stoviglie mentre lei riprese le pulizie di casa.
Cinque minuti dopo ero seduto sul divano e non sulla mia solita poltrona che mi accingevo alla successiva mossa.
Le vedevo di profilo il viso. Continuava ad essere leggermente lucido e lei ogni tanto si portava la mano alla testa come a togliere un velo di sudore.
Mentre lei lavorava vicino a me cominciai, senza farmi vedere, a massaggiarmi il “pacco”.
Le guardavo il culetto; uno sconcio pensiero; il massaggio, ed era fatta. Tra le gambe mi “tirava” a farmi male.
Quando mi venne vicino lasciai fuggire un aahh, che male.
Lei mi guardò preoccupata. Cosa succede?
Tenendo le mani sul “pacco” nulla, nulla.
E lei: cos’ha? Mi dica. Mi faccia vedere.
Ed io fingendo vergogna tolsi le mani che nascondevano l’erezione che spingeva dolorosamente contro la patta dei pantaloni. Scusa . Sento uno “strano” effetto che mi fa male.
Era evidente anche a lei quello che mi stava succedendo. Un gonfiore atipico spingeva verso l’alto i miei pantaloni.
“Carpe diem”.
Scusa mi fa troppo male. Devo proprio. Sbottonai il bottone del pantalone, scesi la cerniera e prendendolo da sotto gli slip lo portai all’aperto.
Era irto, duro e un po' paonazzo dalla costrizione. Lo impugnai disinteressandomi di lei. Non la guardavo. E lo massaggiai a mò di sega.
Lei, rossa in viso, non sapeva che dire, che fare e cercava di non “vedere”..
Fingendo di considerarla solo in quel momento.
Scusa, scusa davvero non so cosa mi stia succedendo, ma mi fa troppo male.
Sfruttavo la sua sicura inesperienza in merito.
Puoi aiutarmi?
Lei non sapeva cosa intendessi.
Vieni qui.
Perplessa mi si avvicinò.
Dissi: da solo non riesco e la feci sedere al mio fianco buttando la mia testa indietro sulla spalliera del divano.
Aiutami, non voglio obbligarti, non pensare male, ma ho bisogno di aiuto. Avevo già pensavo a come ricompensarla. (pensai a soldi : cento euro, non per trattarla da prostituta ,ma per una intelligente premessa).
Era una somma importante per lei cento euro. E’ quello che guadagnava in una settimana di lavoro. Lo sapevo e pensavo che la cosa potesse convincerla, ma soprattutto giocavo sulla sua ingenuità e sul fatto che volesse aiutarmi.
Ho male.
Cosa posso fare? (era fatta)
Metti la tua mano sotto la mia e stringi poi ti dico.
Le sue lunghe e affusolate dita con le unghie smaltate di rosso cinsero la base del pene.
Brava. Si, così. Tieni.
Gliele feci lasciare così per un po' godendomi il prezioso contatto. Poi tolsi la mia mano.
Fai tu che sei nella posizione giusta e mettendo la mia mano sulla sua la condussi pian piano a farmi una sega.
Brava così. Continua e… lasciai solo la sua mano.
Per esperienza sapevo sarebbe stata una lunga cosa. Il Viagra oltre ad aiutarmi ad una forte erezione mi allungava di molto i tempi di eiaculazione.
Era imbarazzata, ma vedendo il mio palese sollievo continuò a muovere delicatamente le dita con me che continuavo a dirle: si, così, non ti fermare che mi sento meglio.
Mi disse dopo un po': va meglio?
Un po', ma continua se non ti disturba. Se puoi muovere la mano un po' più veloce che mi sembra che abbia un effetto migliore.
A questo punto era per forza chiaro anche a lei cosa mi stava facendo.
Non posso dire il perché, non lo so, ma non interruppe il movimento.
Ma perché continuò: Il vino? Il pensare di aiutarmi davvero? La voglia di farmi un piacere?
Mi godetti questa fantastica sega più per il suo aspetto mentale che fisico. Vedevo quella manina andare su e giù sul mio pene. Andò avanti per quasi venti minuti e solo quando la vidi stanca del movimento mi lasciai andare dicendo: attenta, ed il mio sperma le imbrattò mano e polso.
Grazie; grazie, mille; mi hai salvato, mi sento meglio.
Non era stupida e penso che avesse capito bene questa situazione e cosa ne potesse derivare.
Adesso era arrivato il momento dell’imbarazzo, il momento cruciale.
Mi alzai dicendole ancora grazie; penso che anche lei notasse che non avevo perso completamente l’erezione e pensai che anche questo potesse essere per lei una novità.
Andai in bagno a sciacquarmi, sentii lei fare la stessa cosa, ma in cucina. Poi ci rincontrammo in salotto.
Partiva la fase tre del mio, forse “sciocco” , piano.
(fase uno la tavola, fase due la sega, fase tre la ricompensa)
Avevo già i cento euro in mano e glieli misi a sorpresa nella sua. Lei quando si accorse disse che non li voleva. Non l’aveva fatto per i soldi, ma per aiutarmi.
Le dissi che doveva accettarli perché quello che era successo quel giorno poteva succedere ancora e se non li avesse accettati non avrei saputo come ricompensare il suo aiuto e non avrei più avuto il coraggio di farmi aiutare se fossi stato ancora male e forse non avremmo più potuto vederci.
Fui accorato e la buttai così sperando… e poi insistetti: a me i soldi non mancano.
Sono felice se posso darti la possibilità di comprare un nuovo gioco o vestitino per Mirella (giocavo sulla figlia non su lei, ci sarebbe stato il tempo per il resto)
Chinò il capo. Era una resa. Disse: li prendo, ma non vorrei.
Era tutto per quel giorno.
Quando tornò la volta successiva ero già seduto sul divano, per un po' feci finta di nulla. Aspettavo.
Quando finalmente mi chiese: tutto bene? Dissi: no.
Purtroppo non andava tutto bene. Quella cosa, e lei capì subito cosa intendessi, si era ripetuta e avevo dovuto fare da solo, ma con dolore
Sai le dissi, so che non dovrei, ma guarda . Estrassi il mio uccello gonfio carico di aspettative.
Te lo chiedo direttamente: mi puoi aiutare ancora? Fai quello che ti senti. E’ sottinteso che ti sarò riconoscente
Ero certo che doveva già aver pensato che la mia richiesta avrebbe potuta esserci.
Ci avevamo sicuramente pensato a lungo tutti e due con ansie e motivi diversi. Lo dico perché non passò molto tempo tra la domanda e la risposta e non vi furono obiezioni particolari.
Doveva già aver pensato ai pro e ai contro e .... e disse: va bene, ma non deve saperlo nessuno
Grazie, grazie. Sei un angelo, il mio angelo e la strinsi affettuosamente godendomi la morbidezza del suo corpo.
Tenendola leggermente per mano, con il pene che usciva dai pantaloni, andammo alla mia poltrona. Mi sedetti mentre lei guardava il mio pene congestionato.
Quella fu una vera prima sega, perché lasciai fare tutto a lei. Mi misi comodo ben appoggiato alla spalliera della poltrona. Lei si sedette sul pavimento davanti me per impugnare con comodità il mio pene e…..alla mia venuta, quando lo sperma le unse la mano ed invase il mio pene le chiesi se per favore potesse andare in bagno e prendere un piccolo asciugamano per non sporcarmi i pantaloni. Lo fece.
Le diedi altri cento euro. Non ci fu bisogno di parole. Li prese calando il capo e biascicando tra i denti uno stentato grazie.
Dalla volta successiva la aspettavo con impazienza per la mia sana sega che lei “attivava” senza impacci. Ormai faceva parte del suo lavoro.
Non aveva più dubbi o titubanze.
Mi sedevo sulla poltrona. Estraevo il rigido pene. Lei si sedeva davanti nella posizione a lei più comoda e aveva preparato già prima il piccolo asciugamano per la pulizia finale.
Quando il lavoretto era completato buttava l’asciugamano tra le cose da lavare e poi continuava i lavori di casa.
Pian piano era diventata normalità tant’è che se seduto sulla poltrona nicchiavo nell’estrarre il pene ci pensava lei. Sbottonava, calava cerniera e slip e lo estraeva. Mi pareva, a volte, di vedere nel suo sguardo una domanda: come fa ad essere sempre così duro? (io sapevo la risposta).
Nel tempo diventò una pratica così usuale che avevamo l’occasione di conversare mentre la sua mano dolcemente, ma decisamente, mi cingeva il membro. Parlava senza interrompere la masturbazione. Aveva preso un suo comodo ritmo che sapeva mi avrebbe portato all’eiaculazione. Solitamente usava la mano destra per masturbarmi e solo quando i tempi della mia eiaculazione si allungavano troppo e la mano si stancava metteva in gioco la sinistra, ma solo per il tempo necessario che l’altra mano si “riprendesse”. Mi diceva che usare la mano sinistra le fosse scomodo. Effettivamente con la sinistra aveva una presa meno decisa e anche a me non dava quel piacere che avrebbe portato al completamente dell’atto.
Quel mese incassò ottocento euro, uno sproposito per la loro realtà.
Le chiesi come avesse giustificato al marito queste entrate.
Mi confessò che gli aveva detto che aveva guadagnato trecento euro in più del solito perché aveva fatto degli straordinari (il marito era fuori paese per lavorare e non poteva sapere tutti i suoi movimenti giornalieri) e che cinquecento euro li aveva nascosti.
Mentre mi diceva queste cose mi resi conto di come soffrisse e faticasse a mentire al marito.
Le dissi che avremmo dovuto trovare il modo di giustificare credibili queste entrate.
Passarono quasi tre mesi.
Le seghe, sempre piacevoli, erano da me apprezzate, ma come si dice: quando ti danno il dito vorresti anche la mano e..
Insomma avrei voluto qualcosa in più.
In quei mesi utilizzando, sicuramente con discrezione le “maggiori entrate”, aveva fatto degli acquisti per il proprio abbigliamento e si era schiarita i capelli e quel biondo la rendeva ancor più bella.
Quando ci incrociavamo la domenica mattina, dopo la messa, lei con il marito e la figlia ed io con amici; non potevo sottrarmi a guardarla e soprattutto a rimirarle il suo splendido culetto.
Non avevo timore che altri mi notassero perché gli occhi di tutti gli uomini si appuntavano su lei e sul suo culetto.
Poi dandoci sorrisi di ammiccamento, senza parlare, tra amici ci “ passavamo ”i nostri lubrici pensieri.
Avevo notato come si vestisse :per la festa in presenza del marito indossava sempre delle minigonne che valorizzavano le gambe, il culo e la sua gioventu’, mentre durante la settimana lavorativa quasi sempre pantaloni o pantaloncini.
Quando giungeva a casa il mio primo sguardo , dopo il viso, era rivolto in basso per vedere se indossasse una delle sue bellissime minigonne ,ma purtroppo ciò avveniva molto raramente.
Nei successivi incontri, mentre mi segava, apprendevo sempre qualcosa di nuovo su lei.
Ormai sapevo gli orari dell’asilo del figlio, quelli di lavoro del marito, cosa facessero solitamente la sera e nei giorni di festa. Seppi anche che il marito insisteva ancora per un altro figlio , voleva il maschio. Lei continuava a non esserne convinta.
Diceva: sono giovane e voglio ancora divertirmi un po'.
Il rapporto con il marito era tranquillo. Gli voleva bene; era un marito e padre pronto ed affettuoso, ma intuii che avrebbe voluto qualcosa in più da lui.
Tutto molto bello , ma mentre mi masturbava ed anche in altri momenti io
,da buon porco, mi arrovellavo per migliorare la sua intima conoscenza e infine mi attrezzai.
Lei si cambiava sempre nel bagno superiore e non feci fatica a metterci una telecamera collegata al mio smartphone.
Con quale piacere la vidi per la prima svestirsi e vederla prima togliersi la maglietta, purtroppo indossava il reggiseno, e poi togliersi i pantaloncini. Claudia indossava dei mini slip che mi facevano vedere buona parte del suo culo. Era tondo e sodo. Due perfette mezzalune intervallate da un profondo solco.
Registrai sul mio cellulare quella prima svestizione e poi le successive.
La sera collegavo lo smartphone al mio grande televisore e mi beavo di quelle immagini.
I giorni volavano. Avevo provato ad accennarle con accortezza che avrei voluto qualcosa in più. Era gentile, ma non stupida, anzi era molto sveglia. Colse le mie allusioni e me le stoppò con finta ingenuità.
Più di quello che faccio non posso fare. Si, lei mi dà di soldi , ma lo faccio perché è lei, con un altro non lo farei.
Mi disse chiaramente che lei era una moglie fedele e che io ero una “leggera” eccezione, che le serviva anche per migliorare il bilancio familiare. (Sulla fedeltà io ho un punto di vista diverso).
Scornato rinunciai ai mei sogni.
Eravamo al sesto mese del nostro “nuovo” rapporto quando si verificò una novità.
Quel giorno giunse a casa vestita come in un giorno di festa: minigonna e camicetta, inoltre era radiosa. La cosa mi incuriosì.
Intanto ero felice perché avrei avuto una diversa registrazione ed un filmato diverso da vedere
Durante le ore trascorse insieme ,con tatto ,parlando di cose diverse, mi informai della sua giornata. Nulla di nuovo disse. Prima da me , poi a casa e dopo un paio di ore all’asilo a prendere la figlia. Tutto come al solito.
Non mi quadrava. La sentivo diversa.
Quel giorno dicendo che aveva fretta non volle farmi neanche l’abitudinaria sega.
Fini il suo lavoro, si ricambiò ed usci . Io solitamente la accompagnavo alla porta sul giardino e poi lei andava a fine guardino apriva il cancelletto ed usciva. L’alta siepe mi impediva poi di vederla. Quella volta attesi che sparisse dietro la siepe poi andai al cancelletto . La vedevo da dietro camminare velocemente facendo ondeggiare quel culo oggetto dei miei sogni.
In fondo alla strada, 100 metri da casa mia, c’era un incrocio . Lei per andare a casa sua doveva andare verso destra invece andò a sinistra.
Ma, mi dissi: avrà un impegno importante,
Nei due successivi incontri fu come nel passato e mi godei anche due belle seghe .Lo stesso andai a guardare che strada facesse: girò a destra. Tutto normale.
La volta dopo si presentò ancora con una bellissima minigonna; niente sega e girò a sinistra.
Volevo sapere cosa avvenisse in quei giorni.
Da previdente qual sono mi preparai per l’evenienza.
Mettevo la macchina in strada ,fuori dal garage, orientata nella direzione opposta a dove sarebbe andata lei , ma in trenta secondi facendo il giro del quartiere sarei arrivato al punto dove sicuramente sarebbe arrivata lei.
In macchina misi un binocolo e la mia Nikon con un 300 di zoom. Erano strumenti che nei viaggi in paesi lontani con mia moglie mi erano spesso stati utili.
Finalmente , diecie giorni dopo, si ripresentò in minigonna.
Aveva una minigonna plissettata bianca e azzurra che le cadeva appena sopra le ginocchia, non era volgare, era elegante e sportiva. Era di quelle leggermente svasate che quando le vedi indossate su un bel culetto ti viene voglia di sollevarle sulla schiena della lei e poi fare il resto. Piu’ bello fare sesso con questa minigonna alzata che senza, c’è più libido.
Indossava una camicetta bianca di lino aperta sul collo e sotto si intravedeva un reggiseno bianco.
Ai piedi scarpe da tennis bianche con fantasmini bianchi. Sembrava una bellissima teenager.
Ero curioso delle mutandine che indossava, ma l’avrei saputo a breve. L’avrei visto mentre si cambiava nello spogliatoio/bagnetto.
Appena entrò nel bagno per cambiarsi aprii la mia app. Si era tolta la camicetta confermandomi il reggiseno bianco traforato ed a balconcino.
Fa cadere la gonnellina. Alza un piede poi l’altra per sfilarla. Si piega mettendomi metaforicamente il “culo in faccia.” Che porcella; indossa un perizoma bianco semitrasparente. Quando poi si girerà vedrò il peli della passera che visti in trasparenza paiono di color bruno chiaro come il precedente colore dei capelli .
Avrebbe dovuto schiarire anche quei peli. Il boschetto appare corto ed ordinato ( per forza, per stare nel perizoma).
Furono, quelle, delle lunghe ore. La mia attesa era si spasmodica che non approcciai neanche per l’agognata sega. Non vedevo l’ora che andasse. Finalmente giunse il momento . Si rivestì e attraverso l’app notai con quanta cura si rivesti ed ordinò . Con mio divertimento vidi che fece pipì e poi si bagnò la mano al lavandino ( non fece il bidet). Si “pulì” la passera passando la mano tra le cosce e sul pube . Infine dalla borsetta prese, penso, del profumo. Lo spruzzò sul collo, tra i seni ed anche sulla passera.
Lisciò quel fantastico perizoma. Fantastico perché davanti era un triangolino di stoffa, dietro era solo un filo insinuato tra il solco tra due sferiche, tonde, fantastiche montagnette a panettone.
La accompagnai al cancelletto pensando al seguito. Attesi che girasse a sinistra , andai alla mia macchina e feci con calma il percorso previsto . 800 metri in auto per me contro i 250 m a piedi di lei per arrivare all’ incrocio con la strada principale.
Arrivai.
Dopo l’incrocio previsto c’era un auto nera in attesa. Mi fermai ad un centinaio di metri ed usai il binocolo. Era una Passat ed al volante vedevo da dietro un uomo con capelli neri . Pareva giovane.
Girava la testa indietro come per vedere se arrivasse qualcuno, portava occhiali.
Dopo pochi secondi comparve Claudia all’incrocio e vedi un sorriso stamparsi sulla faccia fi lui. Lei fece gli ultimi passi verso l’auto quasi correndo. Apri la portiera e si sedette facendogli segno di partire.
Non si toccarono. Mise in moto allontanandosi dal paese. Andavano regolarmente e li segui a distanza facendomi anche sorpassare da auto più veloci.
Non andarono lontanissimo, una decina di KM da casa nostra.
Si addentrarono in un grande parcheggio all’aperto della cintura torinese che veniva usato dai pendolari essendo prossimo alla stazione degli autobus. Era un buon posto per appartarsi ,a quell’ora non c’era movimento e mettendosi nella fila più esterna le probabilità che qualcuno ritirasse l’auto vicino loro era minima.
Non avessi avuto i miei strumenti avrei visto ben poco. Parcheggiai davanti a loro ad una cinquantina di metri. Stando fermo non avrei attratto la loro attenzione.
Appena l’auto si fermò si gettarono l’uno nelle braccia dell’altro. Ebbi tutto il tempo per vedere quei lunghi baci e guardarli prima con il binocolo e poi immortalarli con la mia digitale.
Limonarono per lunghi minuti. Si interrompevano solo per prendere aria e poi ricominciavano. Le mani vagavano in basso ma non potevo vederle. Dopo
una decina di minuti i baci cessarono e si parlarono sorridendo gioiosi ed eccitati.
Mi immaginavo la minigonna alta sulle ginocchia quasi a lasciare allo scoperto le mutandine e la mano di lui che giocava infilata nelle sue mutandine.
E’ quello che davvero stava succedendo perchè ad un certo punto lei si poggiò indietro sullo schienale con la bocca che faceva smorfie strane. La stava ravanando giocando con le dita nella sua passera e questo poteva spiegare le sue smorfie di piacere. Ogni tanto le si avvicinava e le metteva la lingua in bocca. Io fotografavo e passavo anche in posizione video.
Poi la testa di lui sparì alla mia vista. Sparì a lungo . Lei era irrigidita sul sedile e boccheggiava come i pesci in apnea. Gliela stava leccando? Per dieci minuti buoni non vidi la testa di lui poi vidi lei rilassarsi e a seguire la testa di lui ricomparve.
Si baciarono ancora a lungo , poi accadde alla rovescia, fu la testa di Claudia a sparire e lui poggiarsi bene allo schienale.
A differenza di prima di lui che teneva la testa bassa, comprensibile per quello che stava facendo, la testa di lei la vedevo; andava su e giù permettendomi di ben vederla. Era il classico movimento del pompino.
Non potevo vedere il cazzo entrarle in bocca, ma vedevo, quando a tratti il capo si alzava ,le guance incavate di lei.
Usai sia posizione video che foto.
Vedevo il volto estasiato di lui. Furono quindici di un lungo pompino . La fine fu quando vidi le mani di lui sulla testa come a darle dapprima un ritmo e poi tenergliela schiacciata. Le stava certamente sborrando in bocca.
Poi lei ricomparve. Si asciugò con il dorso della mano la bocca e poi sorridendo si avvicinò a lui. Si scambiarono un lungo bacio, poi chiacchierarono per un cinque minuti
Ripresero a baciarsi e si tenevano abbracciati, poi l’abbraccio si sciolse e lui si appoggio alio schienale. Claudia si mise in ginocchio sul sedile e si piegò, immagino, sul suo membro.
Un nuovo pompino?
Si la testa aveva il movimento precedente , ma il moto questa volta durò meno. La vidi sollevare il capo e dirgli qualcosa poi…. Poi lei passò sulla leva del cambio, dal suo sedile a quello di lui ,andandosi a sedere sulle sue gambe. E se immagino bene, sul suo irto uccello. Un muoversi delle braccia di lei in basso . La sua minigonna?
Si, la stava alzando sui fianchi. E gli slip? Forse li aveva già tolti o spostati quanto basta perché l’uccello potesse farsi strada. Io continuavo la mia ripresa fotografica.
Una smorfia di piacere sul volto di Claudia . Il cazzo doveva essere entrato nella tana. La vidi muovere il busto su lui. Le mani intorno al suo collo e muoveva il corpo come ballasse su lui, sul pene di lui. Il suo viso era un viso di piacere e … e …improvvisamente si fermarono e lei di scatto si mosse scavalcandolo e tornando sul sedile del passeggero. Nel movimento ebbi una fugace visione della minigonna arrotolata alta intorno ai fianchi.. Velocemente la tirò giù mettendola a posto e resettò anche la sciupata camicetta.
Guardai intorno loro. Avevo capito. Era arrivata una macchina che stava parcheggiando proprio al fianco della loro. L’ignaro automobilista aveva interrotta una bella e sana scopata adulterina.
Claudia lui si dissero qualcosa. Qualche secondo per riavviare la macchina e ripartirono. Li seguii a distanza. Andavano verso a casa. Sorridevano e parlavano.
Arrivarono nei pressi della casa di Claudia. Non si baciarono. Lei scese. Si guardò intorno verificando non ci fosse alcuno a vederla. Poi velocemente andò verso casa.
L’incontro era durato poco più di un ora.
Lui ripartì. Lo segui. Arrivò ad un vicino paese . Parcheggiò davanti ad una villetta a schiera ed entrò. Scattai foto di lui e della casa .
Era un bel ragazzo, alto e bruno con un bel fisico , non arrivava ai trenta anni. Poi mi appuntai l’indirizzo.
Tornai incazzato, soddisfatto a casa.
Incazzato perché?
Sarò stupido, ma tutte quelle storie: mio marito; la mia famiglia; lo faccio non per i soldi, ma per te; non posso fare di più; non sono una puttana ed altro ancora.
E poi. E poi aveva un amante.
Mi avesse detto : con mio marito ho qualche problema. Oppure non sono una santa avrei capito.
Mi sentivo tradito e incazzato (preso in giro)
D’altra parte ero convinto mi aspettasse un roseo futuro.
Il giorno dopo andai nel paese dove abitava lui. Dal suo citofono presi il cognome suo e della moglie. ( vi erano due cognomi).Non ci volle molto per sapere. Dalla vicina seppi il nome. Citofonai dicendo che era l’assicuratore del signor….e che non era in casa. Mi disse : Mario è al lavoro e anche la moglie. Se volevo potevo tornare dopo le sei per trovarli. Altrimenti la moglie tornava verso le quattro con il bambino.
Mi bastava.
Sperai e colsi . Su Facebook c’era tanto di lui e famiglia. Avevo tutte le informazioni che mi servivano.
Durante la mia trascorsa attività lavorativa pianificare e progettare erano tra i compiti più importanti ed ero bravo nel farli tanto d’aver vinto un premio nazionale.
Indi pianificai e progettai le azioni dell’incontro futuro che avrei avuto con Claudia.
Organizzai mentalmente, e non solo, l’incontro.
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore.
Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.